
Last Updated on Aprile 30, 2020 by gianluca benvenuto
“Il lavoro nobilita l’uomo”. Questa frase attribuita a Charles Darwin, famoso per aver formato la teoria dell’evoluzione, è adatta soprattutto per una giornata come questa.
Nella situazione in cui ci troviamo in questo momento, parlare di lavoro e ancora di più di festa del lavoro, è alquanto delicato. Questa pandemia ha creato e creerà molta disoccupazione, molta incertezza e molta povertà.
Chi segue il mio blog, sa che lo stile di scrittura che adotto qui ( intendo sul blog) , abbraccia la filosofia dell’ironia e del sorriso.
Pertanto anche questo articolo, pur trattando un argomento “serio” verrà trattato a modo mio.
Forse, però, ci saranno centinaia di panettieri e verniciatori di ringhiere. Questo è anche quello che ha generato sto fetente di Coronavirus.
La festa del primo maggio(festa dei lavoratori)
Brevemente, anche se, di certo lo sai già, ti accenno perché il primo maggio si celebra la festa dei lavoratori.
Tutto iniziò 134 anni fa in quel di Chicago. Fu indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti e dopo alcuni giorni , nonostante non ci fosse ancora Trump, la polizia si scontrò con i manifestanti e ci furono anche dei morti.
Tre anni dopo a Parigi al congresso della Seconda Internazionale, pensarono di organizzare una grande manifestazione per ottenere più diritti e garanzie dei lavoratori ( prima di tutto la riduzione dell’orario di lavoro) e scelsero come data il 1 maggio.
Se dicessi ad un ragazzo che oggi è la festa dei lavoratori, molto probabilmente farebbe l’espressione facciale di Arnold ,nella famosissima serie degli anni 80 “Il mio amico Arnold” (alias Gary Coleman) il noto attore che illuminò la mia generazione con la battuta “Che cavolo stai dicendo Willis?”.
Perché, penserebbe, cosa c’è da festeggiare, quando lavori?
Di arrivare la sera stanco, dopo magari aver sopportato il capo rompibaglioni, aver mangiato il sushi al volo e aver sopportato sul tram l’ascella parlante del passeggero in t-shirt, che ha appena terminato la maratona.
Di tornare a casa, magari dopo che hai dovuto spiegare agli spettatori del cantiere dove lavori ( i pensionati) perché hai usato quel catrame e perché hai dovuto fare quella buca di quel diametro.Poi passare al supermarket ad acquistare gli assorbenti per la moglie; no, non quelli a forma di farfalla, quelli a forma di lumaca con il guscio, sono le migliori, quante volte te lo ha detto….
Eppure ci sono uomini e donne che lavorano sottopagati, sfruttati e che tornano a casa e riescono a sorridere. Vorrebbero spaccare il mondo, gridare la disperazione che provano, ma non lo fanno.
E poi ci sono uomini e donne che lavorano per i soldi, senza amare il lavoro che fanno e anzi sono capaci di umiliare e sentirsi superiori agli altri.
Finisco, abbracciando virtualmente chi ha perso il lavoro, chi lavora sottopagato, chi è sfruttato, chi ha paura, chi non ha coraggio di reagire, chi lavora con amore e dedizione.

una donna che si fa il mazzo a raccogliere foglie di tè (immagine pixabay)
E un vaffanciuppo a chi sfrutta uomini, bambini e donne.
La festa del lavoro va onorata, no umiliata.
Buona festa del primo maggio a tutti!
Vi lascio con una poesia della grandissima ( a mio parere) Ada Negri (1870-1945)
Madre operaia
Nel lanificio, dove aspro clamore
cupamente la volta ampia percuote
e fra stridenti ruote
di mille donne stemprasi il vigore,
già da tre lustri ella affatica. Lesta
corre alla spola la sua man nervosa;
né l’alta e fragorosa
voce la scuote della gran tempesta
che le scoppia d’attorno. Ell’è si stanca
qualche volta – oh, si stanca
e affievolita!
ma la fronte patita
spiana e rialza con fermezza franca.
Alla prossima.
Spero che l’articolo sia stato di tuo gradimento. Au revoir…
Gianluca
Ho sempre pensato che se ognun@ di noi facesse ciò che ama o per cui si sente portat@, non ci sarebbero persone infelici sul lavoro. Purtroppo la gestione del lavoro e dei lavoratori passa per troppe mani che pensano al profitto e ovunque si guardi c’è sfruttamento. In Italia soprattutto non si tiene conto del grande apporto che anche nei lavori umili gli individui danno. Il mio mito/modello è Olivetti, che seppe creare un’azienda conosciuta in tutto il mondo, rispettando l’individuo e creando un microcosmo che potesse aiutarlo a migliorarsi e non ad annullarsi per il lavoro.
Grazie per le tue riflessioni e per la bella poesia che non conoscevo.
Non so come finirà per molti italiani che hanno perso il lavoro (io già so che è successo!). Spero che tutto passi e che da questa grande paura possiamo trarre una grande lezione di vita.